Renzo Cerè (Team Nera)
"Ho iniziato come tanti ragazzi castellani che mi hanno preceduto (e successivi): perché la Carrera a Castello l’hanno fatta tutti! Uno dei motivi principali è legato a mio zio, Leo Cerè, che negli anni ’50 e ’6O ha guidato il mitico Siluro del Rione Montagnola, uno che di corse ne ha vinte molte (12 con 5 doppiette, nda). Sono cresciuto sognando di diventare un protagonista della Carrera e forse l’eredità era già nel sangue. Giocando a calcio, ho iniziato prima come spingitore: una volta ci si regolava cosi, i più "atletici" spingevano ed i più piccolini guidavano. Come spingitore non ero un gran che e poi vedevo solo un pezzo della corsa (e negli altri pezzi succedeva sempre qualcosa di negativo). Decisi allora di diventare il pilota del team Nera, che avevo fondato nel 1976 assieme a Paride Albertazzi ed a quel Mauro Sassatelli poi divenuto acerrimo rivale con il Go Kart, la Rondine ed ancora oggi con il team Gallo. C’era anche Claudio Mingotti, colonna portante della prima Nera. Io però iniziai nel "75 con la “Lotus" che ci prestarono quelli del bar Aurora: pesava una tonnellata! Le più forti erano la Rossa ed il Go Kart. La Rossa era la macchina che tutti volevano battere. Ho gareggiato sino al 1989, quando a 30 anni e dopo 15 di Carrera (7 vittorie, nda), ho deciso di ritirarmi. Il primo motivo fu che per stare sopra ad una macchina della Carrera ci vogliono grandi stimoli e bisogna essere pronti a tutto (compresi quegli "atti da matto" che anch’io ho fatto, spesso però a seguito di scorrettezze subite) per raggiungere la vittoria. In quel periodo iniziò anche il rinnovamento della Nera che, dopo tante vittorie, si vide costretta ad inseguire la nuova Rondine. E ci riuscimmo”.
“La nostra rivale è stata la Rondine e questo per almeno 16 edizioni: dal 1980 (loro correvano come Go Kart-Cava Monticino prima di fondare il nuovo team azzurro) al 1995, anno del ritiro dei nostri avversari. Il duello Nera—Rondine ha contribuito a far decollare la manifestazione e mi sento di affermare che ha “spaccato" in due Castello, con centinaia di tifosi vestiti con i colori dell’una e dell’altra squadra. Credo che quei livelli di coinvolgimento di persone ed anche di tensione, non siano mai stati più toccati. Per chi si avvicinava alla Carrera, sia la Nera, sia la Rondine, sono stati dei punti di riferimento. L’alternanza della serie di vittorie nostre e loro, ha infiammato i tifosi, come raramente succede, per tanti anni, nello sport. Noi li abbiamo inseguiti alle terme, il loro terreno preferito, riuscendo poi a diventare più forti della Rondine, mentre nella Carrera del centro storico, lo eravamo già, a parte qualche passaggio a vuoto.
Siamo stati nemici—amici per tanti anni, ma oggi, a parte qualche caso isolato, siamo in ottimi rapporti, in particolare con Ezio Casadio e Andrea Dall’Olio".
"Il segreto della Nera? Credo che sia la somma di tanti fattori, anche dei primi 8 anni di sconfitte. La chiamano "esperienza". ln questi oltre 25 anni di team Nera, credo che sia stata molto importante l’officina di Paride Albertazzi, come punto di riferimento che tanti team avversari non hanno avuto. Inoltre, di anno in anno, si sono aggiunte nuove figure all’organico iniziale, alcune delle quali specializzate in settori importanti della tecnologia. Tutto è aumentato in casa Nera, compreso il budget a disposizione, anche perché oggi per vincere la Carrera non basta più avere solo l’officina".
Dal libro “Mezzo secolo di Carrera” a cura di Sauro Dalfiume